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7 domande per conoscere la vitamina D, l’ammina vitale

Sette domande per l’esperta biologa Carmen Madio è Biologa dello Studio ABR  articolo tratto da “la Stampa”

 

 

La mappa mondiale dello stato nutrizionale di vitamina D redatto dalla IOF (Fondazione Internazionale di Osteoporosi) e i dati SIOMMS (Società Italiana Osteoporosi del Metabolismo Minerale E Malattie dello Scheletro) parlano chiaro: la carenza di vitamina D è una pandemia, l’88% della popolazione mondiale e l’80% della popolazione italiana presenta bassi livelli di vitamina D. L’azione che questo micronutriente essenziale, liposolubile, esercita su tessuto osseo, sistema immunitario, sistema cardiocircolatorio, muscoli, metabolismo e crescita cellulare, rende lo stato di ipoavitaminosi presente, un problema di salute pubblica.  

 

La Dottoressa Carmen Madio è Biologa Nutrizionista dello Studio ABR (www.alimentiesicurezza.it). A lei sottoponiamo 7 quesiti relativi all’assunzione della vitamina D. 

 

La mancanza di vitamina D è causa di numerose condizioni patologiche: quali? 

 

1. OSTEOPOROSI - Ne soffrono 200 milioni di persone al mondo, uomini e donne sopra i 50 anni di età. Nel 2020 sarà la terza malattia socialmente significativa dopo malattie cardiovascolari e tumori. L’alterazione strutturale delle ossa che aumenta il rischio di fratture, dipende dal ridotto assorbimento di calcio, finemente regolato dalla Vitamina D. 

 

2. DIABETE - Elevati livelli di glucosio nel sangue, dipendono da una alterazione dei sistemi di controllo da parte dell’insulina, ormone prodotto sotto regolazione dalla Vitamina D. 

 

3. SARCOPENIA - Tipicamente presente negli anziani la riduzione dei muscoli, è dovuta ad un ridotta sintesi delle strutture muscolari causata da bassi livelli di vitamina D. 

 

4. ALTRE MALATTIE - Tumori, malattie autoimmunitarie, malattie respiratorie e infezioni. 

 

Quali possono essere le cause di una carenza di vitamina D?  

 

• ridotta esposizione solare;  

• ridotta assunzione di vitamina D;  

• ridotta assunzione di calcio; 

• alterazione dell’assorbimento intestinale;  

• presenza di patologie renali e/o epatiche;  

• assunzione di alcune categorie di farmaci (corticosteroidi e antiepilettici); 

• obesità. 

 

E’ quindi imperativo aumentare gli apporti di vitamina D, per la prevenzione e la cura, da tutte le fonti possibili favorendone l’assorbimento. 

 

Chi necessita maggiormente di apporti di vitamina D?  

Tutti hanno bisogno di vitamina D, è un elemento fondamentale a ogni età, in ogni individuo. Sono però i soggetti che soffrono ad esempio di diabete ad averne particolarmente bisogno. Al pari chi, soprattutto in età avanzata, soffre di osteoporosi necessita di un maggior quantitativo di vitamina D. In generale è altamente consigliata l’assunzione nella fase della crescita, agli sportivi, alle donne incinte, ai bambini e agli over 75, molti dei quali a causa della mancato apporto di vitamina D soffrono di una riduzione dei muscoli, chiamata sarcopenia. 

 

In quali modi l’organismo può assorbirla?  

Ci sono varie modalità. Prima di tutto attraverso l’esposizione alla luce solare, stando semplicemente all’aria aperta, possibilmente con braccia e gambe scoperte, dai 5 ai 30 minuti al giorno almeno due volte a settimana. L’ideale è senza filtri. Creme con fattore di protezione 8 bloccano infatti il 97,5% di UVB e con fattore di protezione superiore a 15 bloccano il 99% di UVB. Possono aiutare, con molta moderazione anche i lettini solari, soprattutto d’inverno. Si può poi ovviamente assumere la vitamina attraverso vari alimenti, farmaci e integratori alimentari. In molti concordano sull’utilità di questi prodotti per prevenire e curare stati di carenza di vitamina D, come confermato da documenti del Ministero della Salute e dalla Endrocrine Society. 

 

Quali alimenti ne contengono di più e in quali quantità?  

Gli alimenti naturalmente ricchi di vitamina D sono pochi, contribuiscono solo per il 20% a coprire i fabbisogni, e conoscerli ci aiuterà a scegliere con consapevolezza. Il pesce è altamente consigliato, in modo particolare le aringhe, il tonno, il salmone, le acciughe, le alici, la cernia, il pesce spada, la spigola, la trota. L’olio di pesce (attenzione al mercurio) è molto ricco di vitamina D. Anche alcune tipologie di carni sono consigliate. Tra queste, pollo, prosciutto crudo, agnello, suino e tacchino. E poi altri alimenti come l’uovo intero, il latte di vacca, lo yogurt e i funghi possono contribuire ad un corretto supporto di vitamina D. Ricche di vitamina D anche le alghe, le mandorle dolci e le foglie di rapa. Una dieta ricca di MUFA (acidi grassi monoinsaturi), di cui è ricco l’olio extravergine d’oliva, ne migliora la biodisponibilità (o assorbimento). Per le quantità si parla di porzioni da circa 150 (g).  

 

Quali sono, se ne esistono, le controindicazioni (ovvero chi ne deve stare alla larga e perché)?  

Non esistono controindicazioni se si parla di fonti naturali di vitamina D come il sole e l’alimentazione. Non bisogna certo esagerare né con l’uno né con l’altra. L’ideale è mantenere una nutrizione bilanciata e non eccedere mai nelle dosi consigliate dagli esperti. Lo stesso vale per il sole. Va bene l’esposizione solare ma i soggetti più sensibili ai raggi devono evitare, soprattutto nei mesi estivi, di esporsi nelle fasce orarie più calde e rischiose per evitare bruciature e altre possibili complicazioni alla salute. Vale per entrambe la regola del buon senso, mai esagerare.  

 

Si possono avere dei sovradosaggi?  

Il rischio di sovradosaggio e conseguenti effetti collaterali per la salute esiste solo per integratori alimentari e farmaci che devono, per questo, essere assunti solo ed esclusivamente sotto indicazione di un professionista della salute, che può essere un medico o un biologo nutrizionista. Una regola che vale sia per soggetti sani che per soggetti in particolari condizioni patologiche

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